NON BASTA CAMBIARE AMMINISTRATORI, SERVE UN’ALTERNATIVA SOCIALE PER IMPEDIRE CHE LE MAFIE CONTINUINO A SPADRONEGGIARE

Lo scioglimento dei comuni di Anzio e Nettuno, certifica il fallimento della destra affaristica e clientelare che le governava da decenni. Tale destra ha costruito il suo consenso occupando le istituzioni e coagulando un grumo di interessi privati che hanno distrutto ogni idea di bene comune penetrando a fondo nella mentalità popolare, che ha perso ogni cultura del diritto in favore della pratica del favore e dello scambio di voti. In questo contesto le mafie hanno trovato il loro habitat. Chi ne ha fatto le spese è il territorio, totalmente cementificato, l’assenza di servizi, la devastazione dei beni comuni e la disoccupazione di massa. Solo una alternativa basata sul lavoro, il recupero dal degrado urbanistico, la valorizzazione e la tutela del territorio e del nostro mare, la riscoperta della nostra cultura può fare rinascere queste nostre città. E solo se le classi popolari oggi ridotte a suddite che pietiscono favori e lavoretti ai padrini di turno, tornino a lottare per i loro sacrosanti diritti, come la casa, il lavoro, la scuola la salute.

Le attuali opposizioni consigliari sembrano ignorare tale prospettiva, mantenendo un atteggiamento elitario e lontano dalle sofferenze dei ceti medio bassi della cittadinanza. Questi ultimi vista l’assenza di lavoro e prospettive si sono ormai abituati a vedere negli amministratori para-mafiosi e nei loro maneggi affaristici la possibilità di ottenere vantaggi, anche piccoli, in grado di assicurare una forma di sopravvivenza, seppure miserabile e servile. Su questa base si è cementato un blocco sociale solido, che va dai costruttori e imprenditori benestanti fino ai lavoratori e lavoratrici che vivono di espedienti e sottostanno alle elargizioni di lavori saltuari o in nero dei primi. Centrale e decisivo in questo scenario è il sistema delle false cooperative, che fanno capo spesso a politici locali più o meno legati al centro destra ma che non mancano di aderenze anche nel centro sinistra. Vittima di un tale sistema sono anche le comunità migranti che faticano a trovare una integrazione che, pur mantenendo e rispettando le loro peculiarità culturali, permetta loro di superare diffidenze e ostilità da parte dei settori popolari autoctoni. Questi ultimi avrebbero tutto l’interesse a fare fronte comune con loro per ottenere diritti sociali e servizi ma invece vengono trascinati in una assurda guerra tra poveri, che avvantaggia solo chi questi diritti e questi servizi ha tutto l’interesse a negare. Finora il potere della destra ha ben manovrato questa realtà alimentando razzismo e pregiudizi a tutto vantaggio dei propri interessi: è arrivato il momento di rompere questo schema. Ma si fatica a capire chi potrebbe animare un simile proposito, che non è soltanto legato ad una meritoria opera di solidarietà ma che preveda anche su questo territorio la ripresa di un sano conflitto sociale. La prospettiva a-politica se non anti-politica di talune associazioni qui presenti, può essere utile nell’immediato, ma non può sostituirsi alla genuina ricerca di una mobilitazione che possa cambiare la situazione presente.  La politica di opposizione, invece si limita a rappresentare questa mentalità accomodante in cambio di consensi elettorali. Finora il gioco è riuscito e uno stanco popolo della fu sinistra qualche voto glie lo ha concesso, ma a parte un po’ di visibilità, quale strada si apre ora davanti a noi? Di certo non si scalfisce quel consenso che finora ha sostenuto le ex maggioranze di Anzio e di Nettuno, cadute non certo per le meritorie battaglie delle opposizioni e che potrebbero tranquillamente tornare se non si scardina il sistema di potere che le sostiene. 

Sarà impossibile farlo con la sola prospettiva moralistica anche va per la maggiore oggi. Di fronte a tale sconsolante scenario, è inutile il semplice richiamo alla legalità e alla trasparenza, pur necessarie, senza indicare una strada che favorisca la tutela del territorio e fornisca occasioni di lavoro a chi fatica ad arrivare a fine mese. Solo costruendo lotte e battaglie popolari per i diritti sociali, che vedano le classi popolari protagoniste si potrà rovesciare tale situazione. Se non vogliamo che le mafie prosperino, serve una alternativa sociale e non solo un cambio di amministratori. Non sarà una passeggiata. 

Rifondazione Comunista/Anzio Nettuno per Unione poplare

Informazioni su PRC-SE "Ernesto Che Guevara" Anzio

Dopo lo scioglimento del PCI, nel 1991, si costituiva ad Anzio la sezione del Partito della Rifondazione Comunista, che ha sempre portato avanti sul Territorio e nelle Istituzioni le istanze legate alla difesa dell'Ambiente, alla tutela del Lavoro e dello Stato Sociale. Il circolo, dall'inizio degli anni 2000, è intitolato a Ernesto Che Guevara, per testimoniare lo slancio rivoluzionario che ispira i nostri militanti e per portare in ambito locale la nostra apertura all'Internazionalismo, connettendoci, tramite la figura del grande rivoluzionario, ai movimenti sudamericani del Socialismo del XXI secolo. Innumerevoli sono le battaglie sostenute dal PRC di Anzio, dalla critica al neoliberismo al contrasto delle politiche di smantellamento della Sanità pubblica, dall'opposizione alla costruzione della centrale turbogas di Aprilia a quella contro Acqualatina per la ripubblicizzazione del servizio idrico, dalla lotta per la Legalità e contro le mafie alla tutela del Territorio contro abusivismo e cementificazione selvaggia. Il nostro impegno resta immutato nel segnalare e contrastare la destra anziate e portare avanti i processi di partecipazione e mobilitazione democratica e sociale. Per chiunque voglia seguire e partecipare alle nostre attività, le nostre porte sono sempre aperte.
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