RIFONDAZIONE COMUNISTA IN PIAZZA PER LA PACE E LA GIUSTIZIA INPALESTINA. NO AL GENOCIDIO!


Sabato 23 marzo alle 10;00 Rifondazione comunista scenderà in piazza da Nettuno ad Anzio al
fianco della Rete civica per la pace e il disarmo per dire no al genocidio in Palestina, per il
cessate il fuoco da parte di Israele, per la la libertà per i palestinesi e la pace in medio oriente. La
esecrabile azione di Hamas del 7 ottobre non giustifica un massacro di oltre 30.00 persone tra cui
10.000 bambini innocenti. Inoltre non ci potrà mai essere una pace duratura in Medioriente senza
il riconoscimento del popolo palestinese, la cui resistenza secolare è quindi pienamente legittima.
La natura coloniale dello stato sionista porta inevitabilmente invece al massacro di tutta una
popolazione, che unitamente al sostegno unilaterale garantito ad Israele dall’occidente sta
conducendo ad una progressiva escalation nella direzione dell’allargamento dl conflitto con il
coinvolgimento diretto anche del nostro paese , come testimonia la vicenda degli houthi in Yemen.
La politica del governo tutta tesa ad assecondare la politica statunitense che mira a reagire alla
perdita del suo ruolo dominante nello scenario internazionale con una aggressiva politica di
guerra, è semplicemente folle in quanto distruttiva dell’economia nazionale ed europea e
vantaggiosa solo per quella americana, facendo sentire i suoi effetti negativi esclusivamente sulle
spalle delle classi lavoratrici. Agli attuali conflitti in Ucraina e in Palestina bisogna reagire
sollecitando l’abbandono della politica di riarmo, l’avvio di trattative diplomatiche che
riconoscano i diritti dei popoli coinvolti alla pace e alla sicurezza, favorendo un ordine multipolare
basato sul rispetto reciproco e la ricerca di una comune prosperità. La Nato invece per sua natura
spinge per allargare i conflitti, costituendo così uno strumento ottimale per la volontà statunitense
di colpire quelle aree del pianeta come la Russia e la Cina che stanno emergendo nello scenario
economico e commerciale e non sono più disponibili ad assecondarne gli interessi. Per questo
motivo gli Usa sfruttano e stimolano ogni conflitto locale per arrivare a questo scopo, puntando
decisamente al conflitto globale. Diventa essenziale allora la lotta per la pace e il disarmo, come
primo passo per una alternativa sociale, economica, culturale e politica. Basta con le guerre che
sono il frutto della crisi irreversibile del capitalismo! Ci vediamo sabato !

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Ragionando di terrorismo (versione completa dell’articolo apparso su #RivoluzionAnzio di novembre e pubblicato su Transform )

di Andrea Amato

Professione di fede
Ego N… firma fide credo et profiteor omnia et singula, quae continentur in Symbolo, quo Sancta
Romana ecclesia utitur (“Io…con fede sicura, credo e professo tutto e singolarmente quanto è
contenuto nel simbolo di fede di cui fa uso la Santa Romana Chiesa”). Così iniziava la Professio fidei
tridentina, promulgata da Pio IV nel 1564 a conclusione del Concilio di Trento, nell’intento di
arginare la Riforma protestante. Una professione di fede utilizzata per legittimare la repressione del
dissenso e i misfatti dell’Inquisizione.
A cinque secoli di distanza, non la Chiesa, riconoscibile e contestabile, ma una opaca consorteria
internazionale, che attraversa la politica e i mezzi di comunicazione, e che si è arrogata il compito
della direzione intellettuale e morale del cosiddetto mondo civilizzato, esige pregiudizialmente da
chiunque voglia esprimersi – con la penna, la voce o con il proprio corpo – sugli accadimenti in
Israele e Palestina una analoga professione di fede: “Io…con fede sicura, credo che Hamas è
(l’eliminazione del congiuntivo è d’obbligo) un’organizzazione terroristica”. Ovviamente, a chiunque
non manchi un minimo di spirito critico e d’indipendenza di giudizio non può sfuggire a quali
interessi economici, geopolitici e politici tout court sia funzionale questa versione aggiornata dello
“scontro di civiltà”.
Un’ameba culturale tanto pervasiva quanto più fa leva su ancestrali sensi di colpa. Se così non fosse
sarebbe razionalmente inconcepibile che questa “professione di fede” sia diventata un discrimine
che attraversa la politica e la società, riuscendo a creare fratture anche nell’ambito delle formazioni
politiche della sinistra. Ciò che sta accadendo in Francia all’interno della Nupes è certamente
emblematico. La formazione che era stata salutata come un inizio di saggezza politica della sinistra
francese per smentire la condanna al frazionismo e all’irrilevanza, rischia di esplodere
irrimediabilmente sulla mancata professione di fede sul terrorismo di Hamas. Partito Comunista,

Partito Socialista, Ecologisti e Génération Ecologie minacciano di abbandonare Nupes perché Jean-
Luc Melenchon e il gruppo dirigente della France Insoumise (LFI) -nonostante la condanna dei

“crimini di guerra abietti contro i civili israeliani” e aver chiamato “atti terroristici” quelli commessi
da Hamas il 7 ottobre 2023 – si rifiutano di qualificare Hamas come “gruppo terrorista”. Malumori e
dissociazioni nei confronti del vertice di LFI ci sono stati anche da parte di esponenti dello stesso
partito.
I francesi hanno visto scene, riprodotte all’infinito dai social, di dirigenti di LFI incalzati da
giornalisti televisivi con le ripetute martellanti domande “Allora; Hamas è un movimento di resistenti
o un’organizzazione terroristica?”. Niente di diverso da ciò che succede in molti talk show italiani.
Questi video hanno certamente rappresentato per molti membri di Nupes una ghiotta occasione per
far esplodere problemi politici esistenti da tempo. Ma non ci può essere solo questo.
Che dire poi del Parlamento Europeo che il 19 ottobre 2023 approva una Risoluzione in cui si
afferma che “l’organizzazione terroristica Hamas deve essere eliminata?1

. Perché tanto accanimento
sulla definizione terroristica di Hamas? Anche qui, non si spiega solo con il fatto che Hamas figuri
nell’elenco UE delle organizzazioni terroristiche2

. C’è qualcosa di più profondo che spiega la quasi
ossessiva esigenza di professione di fede sul terrorismo di Hamas. Per esempio, collocare quelle

Ragionando di terrorismo

da http://www.transform-italia.it – 25 Ottobre 2023 – p. 2 di 6
atrocità nella casella “terrorismo” è rassicurante perché così non ci possono essere dubbi su chi
ricada la responsabilità, e questo non lascia spazio a discussioni su “cause storiche” o
“contestualizzazioni” di varia natura. Inoltre, il fatto che solo un’organizzazione terroristica si sia
potuta macchiare di quei barbari crimini, e rovesciare su di essa tutta l’esecrazione possibile, è una
sorta di insperato salvagente, un modo per scaricarsi la coscienza rispetto alla propria indifferenza
su tutte gli altri atti di disumanità che quotidianamente si compiono nel mondo, anche in quello più
vicino a noi.
Che cos’è il terrorismo?
Ciò che dovrebbe più far riflettere è che a questa rassicurante certezza nel classificare Hamas tra le
organizzazioni terroristiche, non corrisponde altrettanta certezza nell’accezione del termine
“terrorismo”.
La Storia non ci aiuta nel trovare una risposta soddisfacente alla domanda “Che cos’è il
terrorismo?”. Infatti, vi troviamo di tutto; dal punto di vista delle modalità, delle finalità, degli attori,
delle conseguenze, e così via. Vale la pena ricordare due importanti precedenti storici; ambedue
hanno avuto luogo in Medio Oriente. Nella Galilea sotto dominazione romana, i Sicari, frazione
estremista del partito, indipendentista e integralista ebraico, degli Zeloti, portavano avanti la loro
“lotta di liberazione” con crimini odiosi; si mescolavano nella folla dei raduni o delle feste popolari,
accoltellavano le loro vittime (principalmente ebrei che accettavano il colonialismo romano o
conniventi con esso) e poi si dileguavano. Nel Medioevo arabo, la setta degli “Assassini” (Ḥasasiyyun
in arabo significa essenzialisti, fondamentalisti), i primi islamisti radicali secondo Bernard Lewis3
,
conducevano con gli stessi metodi dei Sicari la loro lotta per il ritorno alla purezza dell’Islam, con
assassinii mirati a personaggi di primo piano sia nel campo dell’Islam sia in quello del governo dei
Crociati. Qualcosa che fa pensare alle nostre Brigate Rosse. Non si può, peraltro, fare a meno di
notare che entrambe queste “organizzazioni terroristiche” erano di ispirazione religiosa; le stesse
due religioni cui si rifanno oggi gli integralisti palestinesi e quelli israeliani.
Se affrontiamo la questione dal punto di vista semantico, e cioè partendo dal “terrore”, dobbiamo
ammettere altrettante difficoltà nel riconoscere una definizione esauriente del terrorismo. L’uso
della violenza per seminare terrore, al di là dei tanti precedenti storici, deve la sua denominazione al
regime della Terreur in cui, tra il 1792 e il 1794, fu tolta la vita a circa 40.000 persone (senza
contare le decine di migliaia sterminate nei massacri in Vandea). C’è un altro episodio, più recente,
della storia europea relativo a un eccidio perpetrato allo scopo di creare terrore, ed è la distruzione
della città di Dresda a seguito dei bombardamenti a tappeto delle forze aeree britanniche e
statunitensi, tra il 13 e il 15 febbraio 1945, che provocò circa 250.000 vittime. Le spiegazioni ufficiali
del massacro furono che si voleva colpire le comunicazioni, impedire lo spostamento di rifornimenti
militari e intralciare le evacuazioni, non uccidere gli evacuati. Ben presto la natura terroristica
dell’attacco emerse e fu denunciata non solo in Germania ma anche in Gran Bretagna, e, per un
breve periodo, ammessa anche dallo stesso Churchill che, il 28 marzo 1945, in un telegramma
inviato al Capo del Segretariato militare, generale Ismay, così si esprimeva: «Mi sembra giunto il
momento di rivedere la questione del bombardamento delle città tedesche al solo scopo di seminare
terrore, sebbene con altri pretesti.»4
.

Nonostante i tanti esempi analoghi che si potrebbero fare, sembra alquanto semplicistico arguire
che la nozione di terrorismo sia legata alla finalità di seminare terrore. Innanzitutto, perché ci sono

Ragionando di terrorismo

da http://www.transform-italia.it – 25 Ottobre 2023 – p. 3 di 6
molti atti comunemente classificati come terroristici che non hanno questa finalità. Anzi, spesso
nonostante l’atto terroristico causi vittime civili, la finalità può andare ben al di là del suo effetto
immediato e avere la finalità politica di fare pressione sulle istituzioni dello Stato o di creare
consenso sulla propria causa; pensiamo a tutti gli atti terroristici dei movimenti di liberazione.
Inoltre, ci si dovrebbe chiedere se sono da considerare terrorismo solo gli atti che hanno come
finalità il terrore o anche quelli che, pur non avendo il terrore come finalità, lo creano come
risultato. Se così fosse, la casistica si allargherebbe a dismisura, perché ci rientrerebbero tutte le
azioni belliche che colpiscono, volutamente o per errore, obiettivi civili. E poi, come si fa a collocare
il discrimine tra terrore e paura? Se si dovessero includere anche gli atti che generano paura,
tenendo conto che anche i soldati possono avere paura, che anche una minaccia di violenza genera
paura, e che anche chi non riesce a pagare le bollette del gas ha paura, allora il campo del
terrorismo diventerebbe sterminato.
Terrorismo contro lo Stato e terrorismo di Stato
La cartina di tornasole più usata nella definizione del terrorismo è quella degli attori dell’azione
terroristica. Terrorismo è quello attuato da “attori non statali”. C’è una vasta letteratura nel campo
del diritto internazionale che mette in evidenza la difficoltà di definire i famosi “non state actors” e
arriva a concludere che, a seconda delle situazioni specifiche, non è tanto la loro azione contro il
potere statale costituito che ne definisce l’illegittimità quanto il loro non rispetto dei diritti umani.
Ciononostante, nell’opinione corrente sono da considerarsi terroristici solo i gruppi (o gli individui)
che esercitano, spesso in clandestinità, violenza contro lo stato, con motivazioni diverse: politica,
nazionalistica, etnica, religiosa.
Nel corso della storia, si è configurata però una certa indulgenza verso forme di violenza terroristica
esercitate da una minoranza come unico mezzo per ottenere il diritto alla propria
autodeterminazione e sovranità. Il caso più eclatante è il giudizio assolutorio nei confronti del FNL
algerino. Però non c’è stata la stessa indulgenza nei confronti dell’IRA irlandese o dell’ETA basca.
Certo, nel caso dell’Algeria si trattava di una lotta contro uno stato colonizzatore, negli altri due casi
della stessa lotta ma in società in cui le libertà individuali e di gruppo erano tutelate. Allora il
discrimine non è più quello dell’“attore non statale” ma quello della collocazione interna o esterna
del potere statuale.
Analoga assenza di indulgenza si riscontra nelle azioni contro l’oppressore esterno condotte al di
fuori del proprio paese; nel Paese oppressore o in un Paese terzo. In questa classificazione
rientrerebbero tutti gli attentati del cosiddetto terrorismo internazionale, che è la categoria che il
jihadismo da anni ci ha obbligato a conoscere. Volendo restare ai due Paesi che in questo momento
occupano le nostre menti, Israele e Palestina, la memoria corre immediatamente all’azione
terroristica del commando appartenente al gruppo palestinese Settembre Nero, durante le Olimpiadi
di Monaco di Baviera del 1972, in cui per mano degli attentatori e nello scontro a fuoco con la polizia
tedesca persero la vita undici atleti israeliani, cinque fedayyin e un poliziotto tedesco. Prima di
Monaco, ci fu un altro atto di terrorismo internazionale commesso in Italia, per la precisione a Roma,
di cui sembra ormai essersi persa la memoria. Chiunque passi davanti all’Ambasciata britannica a
Roma, dietro Porta Pia, ne può apprezzarne o meno l’austera architettura brutalista, opera del
famoso architetto Sir Basil Spence, noto soprattutto per la ricostruzione della cattedrale di Coventry,
distrutta da un bombardamento della Luftwaffe nel 1940. Ma pochi sanno che l’edificio inaugurato

Ragionando di terrorismo

da http://www.transform-italia.it – 25 Ottobre 2023 – p. 4 di 6
nel 1971 è costruito nel luogo in cui si trovava una villa originariamente appartenuta alla famiglia
Torlonia, divenuta successivamente sede dell’Ambasciata britannica a Roma. Nel 1946 la villa fu
completamente distrutta da un attentato dinamitardo ad opera di tre terroristi dell’Irgun, il gruppo
armato clandestino sionista, nato dalla scissione dall’organizzazione para militare Haganah, che
lottava contro la colonizzazione britannica della Palestina 5

. Irgun era considerato dal Regno Unito
un’entità terroristica, ma molti, dentro e fuori Israele lo considerano un movimento indipendentista.
Ma se è accettabile la violenza terroristica contro uno stato estero che conculca i diritti di un popolo,
il terrorismo di Hamas e, in generale, dei palestinesi, diventa legittimo. Non solo; non si capisce
perché si dovrebbe avere più comprensione per le azioni terroristiche dei movimenti di liberazione
condotte all’interno del proprio Paese, quando è un altro Stato la causa della propria oppressione dei
propri diritti. Ma, forse, così si andrebbe molto lontano, fino a legittimare l’11 settembre.
Se nell’opinione corrente è facile identificare il terrorismo come violenza terroristica contro lo stato,
è più difficile che oggi si parli di terrorismo di stato. Neanche nel nostro Paese, dove, da Piazza
Fontana in poi, non dovrebbe essere un fenomeno sconosciuto. Tragedie storiche molto presenti nel
dibattito politico attuale come l’Olocausto o i Gulag staliniani, o altre un po’ dimenticate come quella
dei desaparecidos in Argentina, non vengono chiamate terrorismo di stato; si preferisce usare altre
categorie: razzismo e antisemitismo, dittatura comunista, crudele dittatura militare. Terrorismo di
stato, per esempio è quello perpetrato dal regime iraniano contro il proprio popolo e in primo luogo
contro le donne. Terrorismo di stato è quello di alcuni governi africani contro le proprie minoranze
etniche, spesso condotto in nome della lotta al terrorismo jihadista. Ma la comunità internazionale è
disposta a tollerare questi terrorismi in ragione di superiori interessi economici e geopolitici. Va
detto che da anni assistiamo ad atti di terrorismo di stato perpetrati contro popolazioni di altri Paesi.
Sarebbe troppo lungo l’elenco delle violenze terroristiche usate nel corso di operazioni militari,
come nella global war on terrorism di George W. Bush o come quelle turche nel Rojava, consumate,
anche qui, in nome della lotta al terrorismo curdo.
È evidente, quindi, che se non solo gli attori non statali, ma anche gli eserciti e gli Stati possono
essere considerati terroristici, la nozione di terrorismo definita sulla base degli attori è
impraticabile.
Uccidere i civili è terrorismo?
Un’altra chiave tassonomica usata per designare un atto terroristico è se ci sia, in modo deliberato,
il coinvolgimento di civili. Naturalmente c’è una vasta tipologia di forme di violenza che danno
sostanza a questa classificazione. La maggior parte degli atti considerati terroristici coinvolgono i
civili. Ma, a parte la difficoltà di stabilire dove c’è l’atto deliberato di colpire i civili e dove no, se si
accetta questa discriminante, proprio per quanto si è detto sull’uso del terrore in guerra e sul
terrorismo di stato, non si può escludere dagli atti terroristici quelli condotti dagli eserciti in guerra
quando sono colpite vittime civili. Se da Churchill in poi si potrebbero fare innumerevoli esempi
(Vietnam, Iraq, Siria, Yemen, ecc.), l’attualità ci consegna due “casi di scuola” in cui, in situazioni del
tutto diverse, un esercito regolare compie stragi di civili che non potrebbero non essere definiti atti
di terrorismo; ci si riferisce ovviamente alle stragi di civili fatte dalle forze armate russe in Ucraina e
israeliane a Gaza. Ma anche in questo caso l’alveo di comprensione del terrorismo si è enormemente
allargato.

Ragionando di terrorismo

da http://www.transform-italia.it – 25 Ottobre 2023 – p. 5 di 6

Le liste nere
C’è poi l’identificazione più formalistica e amministrativa. E’ terrorismo quello praticato dalle
organizzazioni che figurano nelle liste dei soggetti terroristici. Gli USA e il Regno Unito hanno le
loro liste, mentre per i Paesi membri dell’UE è l’Unione che se ne occupa attraverso propri atti
normativi. Le Nazioni Unite gestiscono la Base Dati Terroristi che contiene gli elenchi compilati nei
vari Paesi. Il problema è che queste liste non coincidono; un’organizzazione considerata terroristica
dagli USA non lo è per l’UE. Emblematico è il caso di Hezbollah che dal 1995 è inserita nella lista
degli Stati Uniti ma, a differenza di Hamas, non figura in quella dell’UE, nonostante le pressioni
interne e soprattutto esterne (USA), grazie al fatto che il Parlamento Europeo, pur avendo
riconosciuto nel 2005 la natura terroristica di una specifica azione compiuta dall’organizzazione
libanese, si è finora rifiutata di considerare Hezbollah un’organizzazione terroristica in
considerazione della sua natura ambivalente e del suo profilo anche istituzionale. Quindi si è
compresi nelle liste in base a valutazioni politiche che possono essere più o meno condivisibili ma
che cambiano a secondo delle visioni e degli interessi di chi compila le liste. E, dunque, nemmeno
quello dell’inclusione nelle liste può essere un criterio valido affinché un’azione o un’organizzazione
sia considerata terroristica.
Il diritto internazionale
Né, peraltro, un chiarimento illuminante su cosa debba intendersi per terrorismo ci arriva dal diritto
internazionale. Senza addentrarci in questa sede su come il diritto cogente e diritto consuetudinario
trattano crimini di terrorismo, ci basta sapere che questa fattispecie criminosa è prevista dai trattati
internazionali (treaty crimes) ma esula dalla competenza della Corte Penale Internazionale che si
occupa di crimini di genocidio, crimini contro l’umanità, crimini di guerra e crimine di aggressione.
Ragionando, però, da un punto di vista etico e politico, dal momento che, come si è visto, spesso
questi crimini coincidono con quelli che sono considerati terroristici, risulta difficile per il cittadino
profano capire tutte queste distinzioni.
D’altra parte, non è un caso che dal versante del diritto internazionale consuetudinario non si sia
ancora pervenuti alla definizione del terrorismo. I lavori del Comitato ad hoc istituito nel 1995
dall’Assemblea delle Nazioni Unite per elaborare una “convenzione globale sul terrorismo
internazionale non sono mai arrivati a conclusione proprio su due questioni chiave che qui sono state
problematicamente richiamate. La prima: è possibile attribuire la qualificazione terroristica ad
azioni che avvengono in situazioni di conflitto armato, dove sono comprese le guerre di liberazione,
legittimate dal diritto dei popoli all’autodeterminazione? La seconda: si possono chiamare terrorismo
azioni criminose condotte da forze ufficiali dello Stato; cioè esiste o no il terrorismo di Stato?
Dopo il 7 ottobre è sembrato che da parte dell’opinione pubblica e dei media si riconoscesse il
carattere terroristico dell’aggressione di Hamas soprattutto per la efferatezza e la crudeltà dei
crimini commessi. Ma da un punto di vista etico e umanitario, qual è la differenza tra i bambini
sgozzati da Hamas e quelli morti, spesso ustionati, per le bombe di Israele. Siamo arrivati al
paradosso che nel comune sentire i crimini di guerra e quelli contro l’umanità sono meno gravi di
quelli del terrorismo.
Per concludere
La conclusione di quanto detto sinora è che la nozione di terrorismo manca di quella univocità che
ne permetta la operatività e la comunicabilità. Insomma, qualcosa che quando si cerca di

Ragionando di terrorismo

da http://www.transform-italia.it – 25 Ottobre 2023 – p. 6 di 6
comprendere in un recinto cognitivo, sfugge da tutte le parti. Può essere un concetto evocativo,
letterario, ma scarsamente politico, e di impervia, se non impossibile, utilizzabilità giuridica. Di
conseguenza, la professio fidei sul carattere terroristico di Hamas è priva di senso comune, e
l’insistenza, l’ossessività quasi, con cui viene richiesta, da un lato, la fa rientrare nel campo della
psico-patologia collettiva, dall’altro, ne rivela la strumentalità politica.
Ma se non ha senso rincorrere classificazioni relative al terrorismo, rimangono i crimini, e i corpi
offesi dei bambini trucidati. Di fronte a queste catastrofi, non umanitarie, ma dell’umanità, la
comunità internazionale non può che avere un atteggiamento univoco, una sola bussola che, al di là
del diritto internazionale, è la certezza che al di sopra di tutto ci sono i diritti umani e, tra questi, al
di sopra di tutti, il diritto alla vita. Ma questo deve valere sia per ciò che chiamiamo terrorismo, sia
per ogni genere di conflitto, sia per le guerre. Infatti, questa oggi è la vera questione: possiamo
continuare a considerare la guerra con le categorie del ventesimo, se non del diciannovesimo,
secolo? È possibile rimanere ancorati a una concezione dei crimini di guerra che non comprenda lo
stesso crimine che è la guerra? È possibile che nel diritto internazionale si legittimi la guerra di
difesa, il cosiddetto diritto a difendersi? I civili morti, i bambini uccisi in guerra non sono tutti
vittime del crimine che è la guerra? E ancora, i soldati morti in guerra non sono anch’essi vittime
dello stesso crimine contro l’umanità?
Sono questioni che negli anni Sessanta animavano i dibattiti sulla guerra, quando l’obiezione di
coscienza sembrava essere la sola guerra per combattere la guerra. Ma in questo arretramento della
coscienza collettiva sulla guerra, nessuno è innocente; nemmeno la Chiesa cattolica. Non si può
dimenticare che nel 1965 Paolo VI, di ritorno da New York dove all’Assemblea delle Nazioni Unite
aveva gridato “Mai più la guerra”, a conclusione del Concilio Vaticano II, si trovò a dover
promulgare la costituzione pastorale Gaudium et spes che legittimava la guerra giusta e la legittima
difesa con la forza militare.
Andrea Amato

  1. La Risoluzione è stata approvata con 500 voti a favore, 21 voti contro (di cui 13 della Sinistra) e 24 astensioni. I deputati
    italiani hanno tutti votato a favore ad eccezione di Piernicola Pedicini del Gruppo Verdi/ALE.[↩]
  2. L’Unione europea aveva inserito nella lista nera prima il braccio armato di Hamas, nel dicembre del 2001, e poi il suo ramo
    politico, nel settembre del 2003. Nel dicembre 2014, il Tribunale UE ordina la cancellazione di Hamas dalla lista. La
    Commissione ricorre immediatamente. La Corte di Giustizia dell’Unione, nel novembre 2021, accoglie il ricorso e Hamas
    rientra nell’elenco delle organizzazioni terroristiche.[↩]
  3. Bernard Lewis, acclamato storico occidentalista, ex agente segreto del MI6 britannico e punto di riferimento ideologico di
    George W. Bush e dei neoconservatori al tempo della guerra all’Iraq, ne fece oggetto di un suo famoso libro del 1967 The
    Assassins: A Radical Sect in Islam. Il titolo dell’edizione italiana Gli Assassini. Una setta radicale islamica, i primi terroristi
    della storia, pubblicato solo nel 2002 (Collezione Le Scie, Mondadori, Milano), contiene un falso storico ed è deviante anche
    rispetto al titolo originale; avrebbero quantomeno dovuto aggiungere alla parola “storia” l’aggettivo “islamica”. Ma si capisce,
    siamo nel 2002 subito dopo l’attentato alle Torri gemelle, e Mondadori non può fare a meno di prodursi nell’arte italica di
    essere più realisti del re, ciò che ci fa così spesso cadere nel ridicolo.[↩]
  4. Il comandante del Bomber Command della Royal Air Force, Arthur Harris, convinse immediatamente Churchill a cambiare il
    testo del telegramma, eliminando ogni riferimento alla finalità terroristica, e a distruggere l’originale; cosa che Churchill fece
    ma non il destinatario Ismay. Cfr. Roddy Mackenzie, Churchill’s greatest triumph: bomber command. Finest Hour 185, Third
    Quarter 2019, International Churchill Society.[↩]
  5. C’è chi sostiene che l’esplosivo per l’attentato sia stato fornito dai Fasci di Azione Rivoluzionaria (FAR) la neonata
    organizzazione fascista fondata da Pino Romualdi. Tra le curiosità della storia va annoverato il fatto che l’atto costitutivo dei
    FAR recitava che potevano far parte dell’organizzazione tutti i cittadini “purché
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Cronaca di un massacro (versione completa dell’articolo publicato su #RivoluzionAnzio di novembre)

16-10: il corrispondente da
Gerusalemme ha detto
quanto sia triste l’uccisione
del giornalista in Libano e
che anche lui colla troupe
fu oggetto di attacco delle
forze israeliane ed è salvo
per miracolo, uno di loro è
però perito; la knesset ha
votato l’offensiva di terra
contro Hamas con
l’obiettivo di annientare e
far scomparire Hamas da
Gaza. La situazione al
confine egiziano è confusa
e insostenibile. La difficoltà
più grande è sgomberare gli
ospedali del nord. Il
tentativo di Blinken non è
solo umanitario ma serve a
separare le responsabilità
USA nel caso di un
eventuale massacro di
grandi proporzioni a Gaza;
l’ospedale di Al-Aqsa in
Central Gaza riceve
ambulanze con morti e
feriti provenienti dalla zona
”sicura” di Gaza, molti
bambini tra questi.
Aggiornamento dal reporter
a Gaza. Fonte CGTN. Da
Sigonella partiti due cargo
pieni di armi per Israele, i
palestinesi considerano
l’italia in guerra a fianco
d’israele.
Scontri anche nei territori
occupati, 59 i palestinesi
morti e alcune centinaia gli
arrestati.
PS i bimbi uccisi a Gaza
sono più di 1000
fonte Al Jazeera
17/10: Dibattito tv su
diritto internazionale e

crimini di guerra:
bombardare civili senza
autodifesa è un crimine di
guerra, impedire l’arrivo di
aiuti umanitari va
considerato atto di guerra
(ICC). Le forze di
occupazione non possono
deportare popolazione
civile. ICC non è
riconosciuta da Israele,
USA e Russia; ICC ha in
corso la procedura di
verifica degli eventuali
crimini di guerra russi in
Ukraina, niente è invece
stato fatto nei confronti di
Hamas e Israele. Conflitto
esteso anche nel WestBank
e al confine con il Libano.
Deportati dal nord di Gaza
1 milione ca.; Ospedale Al-
Aqsa affollato di bambini e
adulti provenienti dal nord
di Gaza e stanziati nel sud.
Hamas dice che l’azione del
7/10 è la giusta strategia
contro un nemico che ha
occupato la Palestina,
detiene in modo illegale e
senza capi di accusa
migliaia di palestinesi e usa
delle carceri speciali nelle
quali tratta i prigionieri
politici in modo inumano.
Portavoce cinese:
preoccupazione per i civili
di Gaza e Israele, impegno
per la cessazione
immediata delle ostilità,
cosa per la quale si trova
d’accordo con
la Russia. Israele ha preso
di mira con attacchi
specifici trenta sanitari di
Gaza City. Nel frattempo a

Pechino si sta svolgendo la
terza edizione del summit
della Belt and Road
Initiative, programma di
realizzazione delle
infrastrutture necessarie per
i paesi in via di sviluppo,
da implementare attraverso
la tecnologia ed i capitali
cinesi. Le due cose
apparentemente scollegate
sono in effetti il confronto
sul campo di due diverse
tipologie di capitalismo:
uno indebitato fino al collo
e guerrafondaio e l’altro
ricco ed impegnato ad
espandere il proprio peso
economico. Fonte CGTN.
18 ottobre: raid aereo
israeliano, colpito ospedale
di Gaza, 500 i morti. Ci
sono stati molti interventi
di occidentali e
mediorientali che
richiedono che la mozione
brasiliana di pausa dei
combattimenti e apertura
dei collegamenti di
supporto per Gaza, sia
domattina votata dal
consiglio di sicurezza dell
ONU. Servirà? Israele
accusa Hamas di aver
causato la strage
dell’ospedale di Gaza.
Hamas dice di avere 250
ostaggi. Israele dichiara di
aver ucciso 4 hezbollah
infiltrati dal Libano. La
Russia chiede una riunione
urgente del consiglio di
sicurezza dell’Onu. Biden
in Israele sostiene la
versione dell’errore
palestinese. Hamas

continua a lanciare missili.
Il rappresentante della
Palestina all’Onu chiede
una riunione per un
immediato stop alle
operazioni militari. Gli
israeliani continuano i
bombardamenti nel sud di
Gaza. Diversi
commentatori indipendenti
sostengono che il vero
obiettivo di queste
operazioni è di espellere i
palestinesi da Gaza; a
Ramallah l’autorità
palestinese viene accusata
di essere corresponsabile di
quello che succede. Nel
West Bank l’Autorità
Palestinese pesantemente
contestata con
manifestazioni varie, il suo
peso politico e consenso è
ulteriormente diminuito.
fonte Aljazeera.
Attacchi aerei nel sud del
Libano contro Hesbollah,
un transatlantico pronto ad
Haifa per sgombrare gli
statunitensi da Israele.
Alcune delle armi usate da
Hamas vengono dalla
Russia e sono AK 47,
mitragliatrici calibro 50
mentre dei razzi non dicono
la provenienza; molte armi
sono ritenute rudimentali
dagli specialisti. Si accusa
inoltre anche la Cina di
fornire armi ad Hamas: a
tale proposito il colonnelo
Conricus di Israele dice
“non sappiamo quanto sia
grande l’arsenale di
Hamas”; dice anche che c’è
un intensificarsi dei raid

delle forze speciali a Gaza
e che i servizi israeliani
stanno mettendo insieme
tutte le informazioni
necessarie su Hamas.
Dichiara che nel mondo le
proteste siano contro
Hamas e che questi ultimi
giocano sulla propaganda le
loro carte. Sono macellai
degli israeliani e trattano
ancora peggio i palestinesi.
La giornalista inglese lo
incalza ma lui sostiene che
i bombardamenti di
strutture civili, case e
ospedali e altro non sono
tra i loro obiettivi da
colpire, è tutta propaganda
di Hamas. fonte CNN.
È la dimostrazione che
giornalisti onesti esistono e
sanno aggredire chi mente
spudoratamente.
Nel frattempo in Cina va
avanti il summit tra 140
paesi. Si discute di
cooperazione. Articolo sul
massacro dei civili:
https://comedonchisciotte.o
rg/signore-e-signori-
accomodatevi-il-genocidio-
sta-per-iniziare/
Sultan Bakat dell’università
di Kalifa: Più di 3.8 mld di
dollari da usa a israele. Gli
Hezbollah invocano la
giornata dell’odio contro
israele. In contemporanea i
manifestanti ad Amman
assediano le assemblee di
Usa e Israele.
Il tentativo del Brasile al
Consiglio di Sicurezza
ONU ha subito il veto
USA. Dichiarazione

ufficiale di Biden in israele:
“siamo dispiaciuti per i
morti nell’ospedale di Gaza
causati da un attacco dei
terroristi di Hamas. Faremo
il possibile per aiutare i
civili”, in contemporanea
mettono il veto sulla
proposta brasiliana di
sospendere il conflitto per
consentire l’ingresso degli
aiuti umanitari per Gaza.
La risoluzione ONU ha
visto 12 voti a favore Cina
inclusa, il veto USA e
astenuti GB e Russia. Gli
usa hanno posto il veto
perché non compariva la
frase ”israele ha il diritto di
difendersi”. Durante questo
teatrino vengono uccisi
centinaia di palestinesi
inermi!
fonte Aljazeera.
2000 marines delle truppe
speciali sbarcano sulle
coste di israele attrezzati
con strumenti specifici di
analisi del suolo per
individuare i tunnel di
Hamas. Fonte The Military.
Catturato il capo dei servizi
di Hamas, lo stanno
interrogando, uccisi 4
ufficiali di Hamas. Il capo
dei servizi è stato
eliminato. Prossimo
obiettivo i confini del
Libano.
Fontetv israeliana.
19/10: Una notizia inattesa:
gruppi di pacifisti
statunitensi insieme a
pacifisti ebrei e rabbini
stanno manifestando
pacificamente all’interno

del parlamento di
Washington per un
immediato cessate il fuoco.
Ne vengono arrestati 400.
3 ospedali senza carburante
né medicine e 20 ca.
danneggiati a Gaza. Il
ministro della sanità di dice
che non sanno più dove
sistemare i feriti. Molti,
troppi bimbi tra le vittime.
Nethaniau definisce gli
appartenenti ad Hamas i
nuovi nazisti e dice al
premier britannico “voi
avete combattuto i nazi del
passato. e adesso
combatteremo insieme i
nuovi nazi”. Il primo
ministro britannico
risponde “saremo al vostro
fianco in questa guerra.
Siamo altresì contenti che
lei abbia autorizzato
l’ingresso di aiuti per
Gaza”.
PS va ricordato che la
convenzione di Ginevra
classifica l’assedio come
atto di guerra contro i
civili.
A Pechino, in
contemporanea, nel Belt &
Road summit la Cina
annuncia 1000 mld di
investimenti in
infrastrutture per i paesi
che aderiscono al
programma.
Sembrerebbero eventi
scorrelati ma lo sono
davvero?
Il cancelliere Olaf Scholz a
Nethaniau: siamo al fianco
di israele, i palestinesi sono
vittime di Hamas (la stessa

versione imposta a tutti da
israele).
fonte DW.
Articolo di Paolo Ferrero
https://www.ilfattoquotidia
no.it/2023/10/19/il-modo-
in-cui-i-media-affrontano-
il-massacro-di-gaza-e-un-
salto-di-qualita-
morale/7328080/
Intervista di un giornalista
britannico alla sindaco di
Gerusalemme: 1) visti i
bimbi morti da ambodue le
parti lei pensa che i bimbi
palestinesi abbiano meno
valore di quelli israeliani?
2) Ci sono state centinaia di
vittime civili nell’ospedale
bombardato e vittime civili
nell’intera Gaza, lei cosa
pensa in proposito? 3) Lei
risponde che l’ospedale è
stato colpito da un missile
di Hamas, che Israele sta
cercando in tutti modi di
evitare le morti dei civili e
che le morti dei civili
israeliani sono state
perpretate scentemente dai
miliziani di Hamas, quelle
palestinesi sono effetti
collaterali. 4) questa vostra
è un’operazione di pulizia
etnica? Nessuna risposta
tranne il tentativo di coprire
la voce del giornalista. 5)
Amnesty International
denuncia l’assedio di Gaza
come un crimine di guerra
lei cosa dice? Sindaco:
Amnesty International è un
covo di corrotti
menzogneri.
20/10

Una grande novità: ora I
morti israeliani non sono
come i morti palestinesi. I
primi sono vittime i
secondi no. Così si sente su
Radio24 da Mieli. Biden
parla al popolo americano:
“Siamo a un punto di svolta
nella Storia”
https://comedonchisciotte.o
rg/biden-parla-al-popolo-
americano-siamo-di-fronte-
a-un-punto-di-svolta-nella-
storia/
Una donna ebrea americana
del gruppo ”ebrei per la
pace”: chiediamo un
immediato cessate il fuoco
e l’ invio di aiuti a Gaza.
Noi ebrei conosciamo cosa
è il genocidio e sappiamo
riconoscere anche come
inizia. Fonte Aljazeera.
Generale di brigata US:
abbiamo bloccato e
eliminato 3 missili e alcuni
droni lanciati contro di noi.
Useremo il nostro sistema
“scudo protettivo” e la
nostra forza per difenderci
e difendere i nostri alleati e
i nostri interessi in M.O.
La responsabile di World
Food Program racconta la
difficoltà dei convogli
umanitari nel percorrere i
50 km che separano Rafah
da Gaza city causa i
continui bombardamenti
israeliani. Inoltre la
mancanza di acqua cibo e
medicine, oltre alla morte
per fame e sete aggiunge la
morte per epidemie varie.
2 mila persone dimostrano
a Washington per un

immediato cessate il fuoco.
Negli USA molte le
proteste. Hamas offre il
rilascio di 2 statunitensi
senza condizioni. Israele
rifiuta. Un giornalista
israeliano spiega che ci
sono due posizioni in
Israele, una vuole a tutti i
costi la liberazione dei
prigionieri mentre l’estrema
destra, a qualsiasi costo,
compreso l’uccisione degli
ostaggi e la morte di
centinaia di soldati, vuole
”cancellare” Hamas da
Gaza. Fonte Aljazeera. I
militari israeliani vogliono
continuare in ogni caso gli
attacchi su Gaza e lanciare
l’invasione di terra. Israele
viene pressata dai governi
occidentali per fermare gli
attacchi così da consentire
la liberazione degli ostaggi.
I civili israeliani accusano
il loro governo di avere
illegittimamente iniziato la
guerra con Hamas senza il
consenso del popolo.
Biden vuole che Israele
rinvii l’invasione di terra
fintanto che gli ostaggi non
siano liberati. Il 57% degli
israeliani sono per trattare
il rilascio degli ostaggi e
per la creazione di un
corridoio umanitario a
Gaza.
Il 54% sostiene che Israele
non debba attenersi alle
leggi internazionali
neanche per quanto
riguarda la salvaguardia dei
bambini. Il 54% è
d’accordo sulla scambio di

ostaggi contro bambini
palestinesi detenuti in
israele e sono d’accordo su
un attacco di terra a Gaza.
22/10: 4300 morti
palestinesi accertati.
La moglie del primo
ministro scozzese prega
Israele di fermare gli
attacchi contro una
popolazione stremata.
Hagari parlando per conto
di IDF (FF.AA.) sostiene
che sia tutto sotto controlo
a Gaza per quanto riguarda
la situazone umanitaria.
Il re di Giordania afferma
che tutte le vite dei civili
sono importanti,
Ramaphosa dice che la
guerra renderà ancora più
estremo il conflitto tra
palestinesi e israeliani, un
giornalista palestinese
spiega che anche sotto le
bombe il popolo non
lascerà Gaza. Il
rappresentante ONU
Griffiths parla delle
trattative con Egitto Israele
e USA per gli aiuti
umanitari dobbiamo
monitorare i bisogni dei
palestinesi continuamente
per capire quali sono le
cose da fornire. Ci serve
individuare due o tre luoghi
sicuri dove i palestinesi e
anche il nostro personale
possano essere al sicuro dai
bombardamenti israeliani
ed infine, come il segretario
ONU ha chiesto, che ci sia
presto un cessate il fuoco”.
Shwaz rappresentante di un
gruppo di salvaguardia del

diritti umani in MO “la
scarsità estrema di acqua
costringe le persone a bere
acqua contaminata e
questo può provocare delle
epidemie di vario genere,
colera compreso”.
fonte Deutsche Welle.
Soraya Ali di Save the
Children dice che per fare
entrare almeno le cose di
pura sopravvivenza le parti
devono accordarsi su un
cessate il fuoco ed una
diminuzione delle violenze
reciproche.
Articolo di Paolo Ferrero
sulla situazione attuale e
ruolo degli USA:
https://www.ilfattoquotidia
no.it/2023/10/23/biden-
vuole-la-vittoria-e-questo-
significa-escalation-
militare-un-discorso-che-
fa-paura/7331310/
Definizione di Genocidio
(da Treccani): Il termine fu
utilizzato per la prima volta
dal giurista Raphael
Lemkin per designare, in
seguito allo sterminio degli
Armeni consumato
dall’Impero Ottomano nel
1915-16, una situazione
nuova e scioccante per
l’opinione pubblica;
tuttavia, fu solo dopo lo
sterminio posto in essere
dai nazisti durante la
Seconda guerra mondiale e
l’istituzione di un tribunale
internazionale per punire
tali condotte, che la parola
g. iniziò a essere utilizzata
nel linguaggio giuridico per

indicare un crimine
specifico, recepito sia nel
diritto internazionale sia nel
diritto interno di numerosi
paesi. L’accordo siglato a
Londra l’8 agosto 1945 tra
Stati Uniti, Francia, Gran
Bretagna e URSS, prevede,
infatti, la categoria dei
‘crimini contro l’umanità’,
che include lo stesso g. e
rientra a sua volta nella più
ampia categoria dei crimini
internazionali. Il 9
dicembre 1948
l’Assemblea generale
dell’ONU ha poi adottato
una convenzione che
stabilisce la punizione del
g. commesso sia in tempo
di guerra sia nei periodi di
pace e qualifica come
genocidio: l’uccisione di
membri di un gruppo
nazionale, etnico, razziale o
religioso; le lesioni gravi
all’integrità fisica o
mentale di membri del
gruppo; la sottomissione
del gruppo a condizioni di
esistenza che ne
comportino la distruzione
fisica, totale o parziale; le
misure tese a impedire
nuove nascite in seno al
gruppo, quali l’aborto
obbligatorio, la
sterilizzazione, gli
impedimenti al matrimonio
ecc.; il trasferimento
forzato di minori da un
gruppo all’altro. Tale
definizione è stata accolta
nell’art. 6 dello Statuto
della Corte penale

internazionale firmato a
Roma il 17 luglio 1998.
Gli USA hanno posto il
veto sulla prposta di pause
umanitarie. Nel contempo
mandano i missili Patriot in
Israele! Cina e Russia si
tengono fuori
dall’intervenire nel
conflitto. Gli USA si
dichiarano d’accordo con
Israele sulla prosecuzione
dei bombardamenti, anche
se pongono l’accento sulla
mancanza di un piano per
la ricostruzione.
25/10:
Karem Rohana, attivista
italo-palestinese pestato da
due uomini incappucciati a
Roma. Una piccolissima
ma bella notizia:
l’Accademia di musica
israelo palestinese fondata
da Barenboim ha eseguito a
Berlino un concerto per la
pace. I giovani musicisti
sono palestinesi, libanesi e
israeliani. I primi 8 camion
di aiuti umanitari entrano a
Gaza dal valico di Rafah,
portano acqua e medicine,
Israele non consente l’invio
di carburante per ospedali e
ambulanze. Un analista di
Aljazeera spiega il perché
alcuni luoghi abitati sono
stati rasi al suolo:
l’invasione di Gaza non
deve rappresentare un
rischio per i soldati
israeliani e quindi stanno
creando con i
bombardamenti un
corridoio sicuro per carri
armati e truppe. Fonte

Aljazeera. Conferme di
Biden e del parlamento di
appoggio a Israele e
ipocrita richiesta che a
Gaza vengano risparmiati i
civili. Sul numero di morti
palestinesi dice che non ci
sono riscontri rispetto a
quello che afferma il
ministro della sanità di
Hamas. I giornalisti sul
campo mostrano però le
atrocità e intervistano uno
dei medici degli ospedali al
collasso. Spiegano infine
quanto medicine e
carburante siano
indispensabili per gli
ospedali. Fonte NBC.
Iniziano i blitz israeliani
con carriarmati e truppe nel
nord di Gaza, Nethaniau
annuncia l’imminente
invasione. Fonte byoblu.
Ex generale libanese:
“penso che l’invasione
israeliana sarà composta da
tanti blitz con ritirata
protetta, un attacco
massiccio provocherebbe
molti morti tra gli
israeliani.
Di U. Spallotta articolo su
l’Antidiplomatico
https://www.lantidiplomatic
o.it/dettnews-
la_menzogna_occulta_dell
o_stato_disraele/39602_51
335
26/10: Intervento di P.
Ferrero su C.It.Radio
https://open.spotify.com/epi
sode/0Hxrn9LCz8iFa4W11
8RmGg?si=cwNzgk0JSym
Xiwe4WE8YVw

Analista di Aljazeera
spiega il perchè alcuni
luoghi abitati sono stati rasi
al suolo: l’invasione di
Gaza non deve
rappresentare un rischio per
i soldati israeliani e quindi
stanno creando un percorso
sicuro per carri armati e
truppe.
Conferme di Biden e del
parlamento di appoggio a
Israele e ipocritamente
richiesta che a Gaza
vengano risparmiati i civili.
Sul numero di morti
palestinesi dice che non ci
sono riscontri su quello che
afferma il ministro di
Hamas. I giornalisti sul
campo invece mostrano le
atrocità e intervistano uno
dei medici degli ospedali al
collasso. Spiegano infine
quanto medicine e
carburante siano
indispensabili per gli
ospedali. NBC ha mostrato
un pezzo di un film girato
dai miliziani di Hamas
mentre massacrano i civili,
forse verrà reso pubblico.
Blitz israeliani con
carriarmati e truppe
all’interno del nord di Gaza,
Nethaniau annuncia
l’imminente invasione.
Fonte NBC. Ex generale
libanese: penso che
l’invasione israeliana sarà
composta da tanti blitz con
ritirata protetta, un attacco
massiccio provocherebbe
molti morti tra gli
israeliani.

Articolo di geopolitica sulla
situazione generale nel
M.O.
https://comedonchisciotte.o
rg/in-palestina-liran-e-la-
russia-hanno-teso-una-
trappola-alloccidente/
30/10: Un abitante di Gaza
intervistato da Aljazeera
dice “non abbiamo vie di
fuga possibili a parte il
mare. L’ospedale di Al
Quda bombardato con
dentro 400 pazienti e alcuni
neonati in incubatrice; oltre
a questi gli operatori
sanitari e molti profughi. Al
momento si contano 14
mila profughi, oltre 6 mila
vittime di cui 3342 sono
bambini. Negli ospedali di
Gaza non c’è modo di
spostare pazienti e profughi
perchè mancano mezzi di
trasporto e le ambulanze
per bimbi in incubatrice e
pazienti in terapia
intensiva. Mancano le
medicine per neonati e
malati gravi, nulla per
curare i tanti ustionati dalle
esplosioni delle bombe
israeliane. Sono arrivate
solo il 3% delle medicine
richieste e diverse di queste
sono inutili. I
bombardamenti continuano
sensa sosta, la paura ed il
terrore hanno invaso le
città, di notte niente luce
nelle case. Strade
completamente al buio
creano grandi difficoltà ai
mezzi di soccorso; molte
ambulanze operano con i
vetri rotti dalle schegge

provocate dalle bombe.
Save the Children dice che
i bambini sono terrorizzati
dal buio completo di notte,
mentre la mattina con
l’arrivo della luce si
sentono più rassicurati.
Molti bimbi udendo gli
scoppi continui chiedono ai
genitori se si tratti di fuochi
d’artificio e alla fine i
genitori devono spiegare
loro che si tratta di bombe:
adesso quindi sono
coscienti di cosa sta
accadendo. I familiari dei
rapiti chiedono al governo
israeliano di trattare con
Hamas per la loro
liberazione e di ottenerla a
qualsiasi prezzo. Un
responsabile di UN da
Ginevra spiega che ad oggi
sono entrati a Gaza da
Rafah 117 camion e sono in
corso trattative con Israele,
Egitto, USA e altre nazioni
per aumentare il numero
dei camion che entrano
ogni giorno. I controlli
meticolosi di Israele sui
camion rallentano molto
tutte le operazioni. I
rappresentanti di UN
vogliono incontrare le
persone giuste per
accelerare i controlli. Il
giornalista: “avete modo di
comunicare colle zone più
a nord di Gaza, soprattutto
cogli ospedali come Al
Quda?” Risposta: “abbiamo
avuto un lungo black out
della rete di
telecomunicazioni (30 ore)
e oltre a questo non c’è

alcun luogo sicuro per far
transitare i camion cogli
aiuti. Dal 7 ottobre UN ha
perso 60 volontari, il triplo
di quelli uccisi in Sudan da
gennaio ad oggi.
Fonte Aljazeera
31/10: attacco aereo
israeliano sul campo
profughi Jabaliah ha ucciso
100 persone e ferite
centinaia.
Ad oggi il numero delle
vittime civili ammonta a
oltre 8000 di cui 3542

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NO ALLA TRASFORMAZIONE DELL’OSPEDALE MILITARE IN CARCERE. MINISTRO NORDIO, VOGLIAMO PROPRIO TRASFORMARE ANZIO NEL PARADISO DEI BOSS?

Rifondazione comunista di Anzio esprime tutto il suo dissenso in merito alle voci che paventerebbero la trasformazione dell’ospedale militare Bocchetti in carcere. Per anni l’amministrazione di centro destra ha fatto credere alla cittadinanza di avere in mano progetti di mirabolanti destinazioni per la vasta area che ospita l’ospedale militare: dal polo universitario al “central park” stile New York, ma nulla di tutto questo si è realizzato, rivelandosi mera propaganda. Ora che il centrodestra si è schiantato per via del commissariamento prefettizio ci pensa il centrodestra nazionale a voler infierire l’ennesimo colpo mortale alla nostra già martoriata cittadina con la possibile istituzione di un carcere in quella vasta area. Una simile eventualità sancirebbe la fine di ogni ipotesi di recupero urbano di un’area centralissima che nasconde nel suo sottosuolo importanti resti archeologici legati all’adiacente complesso della  Villa di Nerone, vedrebbe il sorgere di una struttura che implementerrebbe una idea e una pratica di giustizia che nulla a che fare con il concetto di una pena che sia finalizzata al recupero sociale del condannato come prevede la Costituzione, e, sapendo come generalmente funzionano le carceri, che puniscono i più indifesi ma permettono ai clan mafiosi di continuare i loro loschi affari, sancirebbe l’istituzione di una vera e propria centrale operativa del crimine organizzato, come se la penetrazione mafiosa sul territorio non fosse già fortissima come lo scioglimento del comune lo attesta. Si riparta dall’ipotesi di istituire un polo universitario nell’area militare e si avvii una campagna di recupero dei reperti archeologici e soprattutto si impedisca qualsiasi manovra speculativa su un patrimonio che va restituito ai cittadini. Per questi obbiettivi siamo disponibili a mobilitarci e lottare con chiunque sarà disponibile.

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Rifondazione comunista di Anzio esprime soddisfazione per l’esito della manifestazione odierna ei lavoratori e delle lavoratrici delle mense scolatiche di Anzio.

La lotta paga!

Durante la manifestazione abbiamo avanzato la proposta di mandare una delegazione presso l’ ufficio del Commissario per avere notizie e avanzare proposte, quindi alcune operatrici si sono rese disponibili e ci si è recato a Villa Sarsina. poco dopo il nostro arrivo siamo stati ricevuti e ci hanno chiarito che anche per loro la occupazione doveva essere garantita per tutti e che nel prossimo bando di gara veniva inserita la ” clausola sociale” la cui lettera di proposta ci è stata mostrata e letta in dettaglio. Ci è stato promesso un incontro per i primi giorni di luglio per ogni evenienza con il bando grosso modo definito. Tutto ciò abbiamo rendicontato ai lavoratori nel presidio di lotta.    Aver saputo cogliere una giusta mossa operativa e ottenere risposte utili ai lavoratori e alla loro giusta lotta , ci rende soddisfatti ma consapevoli della precarietà della situazione, e siamo disponibili ad impegnarci per il conseguimento pieno delle aspettative legittime che la lotta ha

messo in campo. Quello che servirebbe inoltre è l’abbandono del metodo delle esternalizzazioni dei servizi eil ritorno alla gestion diretta del comune di questi ultimi, il modo più giusto per tutelare i diritti di chi lavora e dei cittadini, colpendo il sistema clientelare delle false cooperative, brodo di coltura delle mafie che spadroneggiano nella nostra città.

Evviva i lavoratori in lotta!

Rifondazione comunista di Anzio esprime soddisfazione per l’esito della manifestazione odierna ei lavoratori e delle lavoratrici delle mense scolatiche di Anzio.

La lotta paga!

Durante la manifestazione abbiamo avanzato la proposta di mandare una delegazione presso l’ ufficio del Commissario per avere notizie e avanzare proposte, quindi alcune operatrici si sono rese disponibili e ci si è recato a Villa Sarsina. poco dopo il nostro arrivo siamo stati ricevuti e ci hanno chiarito che anche per loro la occupazione doveva essere garantita per tutti e che nel prossimo bando di gara veniva inserita la ” clausola sociale” la cui lettera di proposta ci è stata mostrata e letta in dettaglio. Ci è stato promesso un incontro per i primi giorni di luglio per ogni evenienza con il bando grosso modo definito. Tutto ciò abbiamo rendicontato ai lavoratori nel presidio di lotta.    Aver saputo cogliere una giusta mossa operativa e ottenere risposte utili ai lavoratori e alla loro giusta lotta , ci rende soddisfatti ma consapevoli della precarietà della situazione, e siamo disponibili ad impegnarci per il conseguimento pieno delle aspettative legittime che la lotta hamesso in campo. Quello che servirebbe inoltre è l’abbandono del metodo delle esternalizzazioni dei servizi e il ritorno alla gestion diretta del comune di questi ultimi: il modo più giusto per tutelare i diritti di chi lavora e dei cittadini, colpendo il sistema clientelare delle false cooperative, brodo di coltura delle mafie che spadroneggiano nella nostra città.

Evviva i lavoratori in lotta!

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Rifondazione comunista di Anzio al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici delle mense scolastiche.

Rifondazione comunista di Anzio esprime il proprio appoggio e la propria solidarietà nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori delle mense scolastiche di Anzio a rischio licenziamento.

 Saremo al loro fianco alla manifestazione dell’8giugno a cui invitiamo a partecipare a tutta la cittadinanza democratica. Riteniamo inaccettabile che di fronte alle. inadempienze dell’amministrazione, sottoposta, infatti al commissariamento per via delle pregresse infiltrazioni mafiose, a pagare siano proprio i lavoratori. Il servizio mensa è essenziale e non solo va rinnovato mantenendo gli attuali livelli occupazionali anche con un nuovo appalto, ma deve tornare al più presto direttamente sotto la gestione diretta del Comune come molti altri servizi essenziali secondo i fondamenti costituzionali che tutelano i diritti dei cittadini e dei lavoratori come principi democratici fondamentali e che da troppi anni sono calpestati sia da centro destra che da centro sinistra. Legalità, diritti e lavoro devono marciare uniti e solo una politica pubblica a favore del lavoro come fondamento della cittadinanza democratica può ottenere un simile scopo. Oggi invece assistiamo all’ennesimo attacco al lavoro, ormai disprezzato precarizzato senza pietà e destinato a essere sacrificato alle ragioni del profitto, o addirittura come in questo caso a quelle di una presunta “buona amministrazione”, col rischio di spingere sempre più cittadini a preferire i favori filo mafiosi delle clientele locali, piuttosto che un legalità astratta insensibile ai diritti sociali. E le mafie ringrazieranno. Per evitare tutto questo: dobbiamo stare tutti al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici delle mense di Anzio

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ELEZIONI REGIONALI: PER UNIONE POPOLARE TORNA IN PISTA COLANTUONO

Sarà Beniamino Colantuono di Rifondazione Comunista a rappresentare il nostro territorio alle

prossime elezioni regionali.

L’ex consigliere comunale concorrerà nella lista di Unione popolare, la coalizione che prevede la

presenza di Rifondazione, Potere al Popolo e De Magistris, e che candida a Presidente del Lazio

Rosa Rinaldi. Sarà una campagna elettorale incentrata sulla difesa del settore sanitario pubblico che

sotto il duo Zingaretti/D’Amato ha subito tagli drastici a favore della sanità privata e dei trasporti

ormai al collasso attraverso dei fenomeni di privatizzazione che stanno ledendo il diritto alla

mobilità di milioni di cittadini con grave danno per l’ambiente. Quest’ultimo ha poi subìto e subirà

pesanti attacchi attraverso la speculazione edilizia, mai contrastata dal centrosinistra e dai 5 stelle,

dalle grandi opere inutili e dannose,

e da una politica dei rifiuti che insiste su un modello di

gestione che tutela gli interessi privati di chi sui rifiuti ci lucra, attraverso discariche inceneritori e

biogas, senza avviare una reale alternativa basata sul riciclo, la differenziata integrale e il

compostaggio aerobico, gestita dalle istituzioni pubbliche. Questo saccheggio dei beni comuni,

compresa l’acqua ancora in mano ai privati nonostante il referendum e una legge regionale mai

attuata, ha avvantaggiato enormemente le mafie, come sappiamo bene ad Anzio e Nettuno.

Il ritorno in pista di Colantuono vuole essere una risposta a questo degrado politico, sociale e

morale: ” La mia candidatura nasce per dare la possibilità ai cittadini e alle cittadine che rifiutano

questo stato di cose, di votare chi non si fa comprare. Nella mia vita ho sempre creduto nella onestà

e nella trasparenza, mi sono sempre messo a disposizione di chi lotta per i propri diritti rifiutando la

subcultura del favoritismo e della clientela. Penso che proprio in un momento drammatico come

quello che stiamo vivendo bisogna insistere su questi valori, cercando di recuperare alla

partecipazione politica chi oggi se ne è allontanato con disgusto”. Secondo Colantuono: “Bisogna

ricostruire una presenza di sinistra ampia e di massa, che non può essere certo il PD o i suoi alleati e

che deve intercettare la rabbia di chi oggi è senza lavoro o reddito che vede negati i propri diritti,

dalla salute, all’ istruzione, alla casa, ad una vita dignitosa”. Questa deve essere la missione della

politica secondo Colantuono, seguendo la lezione che fu di Berlinguer con la sua denuncia della

questione morale: “Il ceto politico di Anzio e Nettuno- insiste Colantuono- ha mostrato tutta la sua

nocività, alleandosi con il peggiore malaffare possibile. Lo scioglimento dei due comuni attesta il

suo totale fallimento. Questi personaggi dovrebbero scomparire per sempre e invece vediamo alcuni

di loro ricandidarsi a queste regionali come se nulla fosse. È tempo di scuotersi e non permettere

che certe pratiche clientelari continuino, la mia candidatura vuole essere una concreta alternativa a

tutto ciò, l’esercizio del rifiuto di questo degrado e il tassello per una rinnovata fiducia nella politica,

nella democrazia e nelle istituzioni nate dalla Resistenza che questa destra ha infangato, fenomeno

questo che non riguarda solo gli enti locali, ma che coinvolge le massime cariche dello stato come

la presidenza della Senato, in mano ad un fascista mai pentito come La Russa. Bisogna impegnarci

per rimandare questa gente fuori dalle istituzioni e tornare ai principi e ai programmi della nostra

Costituzione antifascista, tradita non solo dai fascisti come La Russa ma anche dal centro sinistra

con le sue pericolose controriforme”.

Rifondazione comunista Anzio

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NON BASTA CAMBIARE AMMINISTRATORI, SERVE UN’ALTERNATIVA SOCIALE PER IMPEDIRE CHE LE MAFIE CONTINUINO A SPADRONEGGIARE

Lo scioglimento dei comuni di Anzio e Nettuno, certifica il fallimento della destra affaristica e clientelare che le governava da decenni. Tale destra ha costruito il suo consenso occupando le istituzioni e coagulando un grumo di interessi privati che hanno distrutto ogni idea di bene comune penetrando a fondo nella mentalità popolare, che ha perso ogni cultura del diritto in favore della pratica del favore e dello scambio di voti. In questo contesto le mafie hanno trovato il loro habitat. Chi ne ha fatto le spese è il territorio, totalmente cementificato, l’assenza di servizi, la devastazione dei beni comuni e la disoccupazione di massa. Solo una alternativa basata sul lavoro, il recupero dal degrado urbanistico, la valorizzazione e la tutela del territorio e del nostro mare, la riscoperta della nostra cultura può fare rinascere queste nostre città. E solo se le classi popolari oggi ridotte a suddite che pietiscono favori e lavoretti ai padrini di turno, tornino a lottare per i loro sacrosanti diritti, come la casa, il lavoro, la scuola la salute.

Le attuali opposizioni consigliari sembrano ignorare tale prospettiva, mantenendo un atteggiamento elitario e lontano dalle sofferenze dei ceti medio bassi della cittadinanza. Questi ultimi vista l’assenza di lavoro e prospettive si sono ormai abituati a vedere negli amministratori para-mafiosi e nei loro maneggi affaristici la possibilità di ottenere vantaggi, anche piccoli, in grado di assicurare una forma di sopravvivenza, seppure miserabile e servile. Su questa base si è cementato un blocco sociale solido, che va dai costruttori e imprenditori benestanti fino ai lavoratori e lavoratrici che vivono di espedienti e sottostanno alle elargizioni di lavori saltuari o in nero dei primi. Centrale e decisivo in questo scenario è il sistema delle false cooperative, che fanno capo spesso a politici locali più o meno legati al centro destra ma che non mancano di aderenze anche nel centro sinistra. Vittima di un tale sistema sono anche le comunità migranti che faticano a trovare una integrazione che, pur mantenendo e rispettando le loro peculiarità culturali, permetta loro di superare diffidenze e ostilità da parte dei settori popolari autoctoni. Questi ultimi avrebbero tutto l’interesse a fare fronte comune con loro per ottenere diritti sociali e servizi ma invece vengono trascinati in una assurda guerra tra poveri, che avvantaggia solo chi questi diritti e questi servizi ha tutto l’interesse a negare. Finora il potere della destra ha ben manovrato questa realtà alimentando razzismo e pregiudizi a tutto vantaggio dei propri interessi: è arrivato il momento di rompere questo schema. Ma si fatica a capire chi potrebbe animare un simile proposito, che non è soltanto legato ad una meritoria opera di solidarietà ma che preveda anche su questo territorio la ripresa di un sano conflitto sociale. La prospettiva a-politica se non anti-politica di talune associazioni qui presenti, può essere utile nell’immediato, ma non può sostituirsi alla genuina ricerca di una mobilitazione che possa cambiare la situazione presente.  La politica di opposizione, invece si limita a rappresentare questa mentalità accomodante in cambio di consensi elettorali. Finora il gioco è riuscito e uno stanco popolo della fu sinistra qualche voto glie lo ha concesso, ma a parte un po’ di visibilità, quale strada si apre ora davanti a noi? Di certo non si scalfisce quel consenso che finora ha sostenuto le ex maggioranze di Anzio e di Nettuno, cadute non certo per le meritorie battaglie delle opposizioni e che potrebbero tranquillamente tornare se non si scardina il sistema di potere che le sostiene. 

Sarà impossibile farlo con la sola prospettiva moralistica anche va per la maggiore oggi. Di fronte a tale sconsolante scenario, è inutile il semplice richiamo alla legalità e alla trasparenza, pur necessarie, senza indicare una strada che favorisca la tutela del territorio e fornisca occasioni di lavoro a chi fatica ad arrivare a fine mese. Solo costruendo lotte e battaglie popolari per i diritti sociali, che vedano le classi popolari protagoniste si potrà rovesciare tale situazione. Se non vogliamo che le mafie prosperino, serve una alternativa sociale e non solo un cambio di amministratori. Non sarà una passeggiata. 

Rifondazione Comunista/Anzio Nettuno per Unione poplare

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NUOVI APPUNTAMENTI IN PIAZZA PER UNIONE POPOLARE: DOMENICA 18 A PIAZZA LAVINIA E GIOVEDÌ 22 AI CANCELLI DELLA PALMOLIVE CON I CANDIDATI MAZZONI E FERRERO

Continua la campagna elettorale e Rifondazione comunista che si presenta nella lista di Unione Popolare. Domenica ci sarà il banchetto con giornale parlato a Piazza Lavinia a partire dalle 9;30 della mattina, mentre giovedì 22 settembre avremo un doppio appuntamento: la mattina volantinaggio presso il mercato settimanale di Nettuno con il candidato Paolo Ferrero, Vice Presidente della Sinistra Europea e membro della Direzione di Rifondazione comunista  e alle 14,00 volantinaggio e comizio  all’uscita del turno mattutino alla Palmolive sempre con Ferrero e con la candidata Elena Mazzoni, responsabile delle politiche ambientali di Rifondazione comunista.

Unione popolare è l’unica lista che vuole ricostruire il legame tra le masse e la politica, spezzatosi per via delle di devastazioni sociale e territoriali, fatte di tagli alla sanità e alla scuola, cementificazione selvaggia, distruzione di salari e pensioni e privatizzazioni in nome del profitto di pochi. La lista che fa capo a De Magistris, è una coalizione che vuole andare oltre le elezioni ed è l’unica che si presenta grazie ad una raccolta di ben 60.000 firme organizzata in piena estate, quando gli altri partiti si agitavo in tv fra parole vuote e falsità, mentre i suoi militanti lavoravano sotto il sole coente in tutta Italia. La nostra lista è composta di persone limpide, oneste e intenzionate a non tradire il mandato degli elettori come invece ormai da trenta anno hanno fatto tutti: centrodestra,  centrosinistra e cinque stelle compresi. Unione Popolare ha il programma più coerentemente antimafia perché è composta da chi la mafia la contrasta ogni giorno e non a parole, difende il lavoro perché è composta da lavoratori e lavoratrici, donne e uomini che vivono sulla loro pelle l’attacco alle condizioni materiali di vita che le classi dominanti quotidianamente sferrano. Proprio per questo vuole parlare con i lavoratori del massimo insediamento industriale del territorio, la Palmolive, dove il lavoro vive una fase difficile, stretto tra erosione dei diritti, precarietà, divisione fra lavoratori garantiti e  non.

Serve una svolta in questo paese che passi attraverso la redistribuzione delle ricchezze dai super ricchi alle classi lavoratrici, che ci faccia uscire dalla guerra e contrasti seriamente il caro bollette, che tagli le spese militari e ci faccia uscire dalla Nato. Le risorse ricavate dalla tassazione dei super ricchi e dal taglio delle spese militari devono essere investite in scuola, sanità e transizione ecologica, nazionalizzando il settore energetico, l’acqua, i beni comuni e tutti quei settori strategici per il nostro paese. Serve una vera transizione ecologica i cui costi li devono pagare le classi dominanti che si sono arricchite enormemente e non chi non arriva alla fine del mese. Basta con la favola che i soldi non ci sono: per la guerra e per regalarli alle imprese ci sono sempre! Ora è tempo di darli a chi ne ha veramente bisogno e che viene ignorato dalle istituzioni e dal governo. Per questo motivo l’astensionismo la fa da padrone e la politica non appassiona più le giovani generazioni: il sistema politico ascolta solo le lobby, le banche e gli industriali e ignora le ragioni di lavoratori, studenti, movimenti sociali, precari, disoccupati, donne. Bisogna cambiare direzione: pace, lavoro, reddito, istruzione, salute, ambiente, legalità, diritti civili e giustizia: solo con Unione Popolare si possono ottenere.

Rifondazione comunista Anzio Unione Popolare  

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L’EX CONSIGLIERE DI RIFONDAZIONE COMUNISTA COLANTUONO SOSTIENE DE MAGISTRIS: VOTATE UNIONE POPOLARE!

La discesa in campo dell’ ex sindaco di Napoli De Magistris, con Unione Popolare, la coalizione politica che include anche Rifondazione comunista rappresenta la vera novità politica di queste anomale elezioni settembrine. Infatti Unione Popolare è l’unica lista coerentemente contro le sanzioni alla Russia, per l’immediata trattativa di pace tesa a far finire la guerra in Ucraina, per l’uscita dalla Nato, contro il caro bollette, tassando gli extra profitti di Eni e Enel e tornando alle nazionalizzazioni dei settori strategici dell’economia, energia, telecomunicazioni e acqua. Si tratta di un programma avanzato l’unico di rottura e di chiaro rimando alla Costituzione, che vuole il superamento del pareggio di bilancio in Costituzione e dei vincoli finanziari europei che impediscono una spesa sociale pubblica qualificata e gettano nella povertà milioni di persone, mentre i banchieri si arricchiscono.  Mentre tutti gli altri partiti balbettano mezze parole o invitano a spegnere i termosifoni questo inverno, sapendo che alla fine 5 stelle compresi, torneranno  tutti sotto l’ombrello di Draghi con il suo carico di tagli sociali, privatizzazioni, guerra, sanzioni e aumento del costo della vita, Unione Popolare propone addirittura il non pagamento delle bollette, se non verranno presi provvedimenti per ridurle.

Secondo l’ex consigliere comunale, iscritto a Rifondazione da una vita, Beniamino Colantuono: “Un tale programma e la credibilità di chi ne è portavoce può rompere il muro dell’indifferenza politica che attanaglia la maggior parte della popolazione, ormai delusa e lontana dalla politica soprattutto tra le classi popolari. Unione Popolare può costituire il vero antidoto alla corruzione alle mafie e alla destra razzista che sembra aver la meglio nel nostro Paese. Votando Unione Popolare non solo si permetterà la riconquista del Parlamento da parte di una sinistra degna di questo nome, ma soprattutto si darà voce a chi oggi non ne ha più, i milioni di lavoratori, ma anche artigiani e commercianti come me alle prese con disoccupazione, precarietà, inquinamento, aumento del carovita, salari bassi, crisi della domanda mentre il grande capitale si ingrassa sulle speculazioni, sposta le ricchezze nei paradisi fiscali, costruisce centri commerciali distruggendo il piccolo commercio legato al territorio, si accorda con la mafia, si appropria di territori e beni comuni, distruggendo scuola e sanità. ”.

 Continua Colantuono: “Oggi le risorse in Italia e nel mondo sono in mano a  una ristretta minoranza di persone, bisogna avere il coraggio di tassare le super rendite e i super ricchi, tagliare le spese militari, recuperare l’evasione fiscale, per rafforzare scuola, sanità e pubblica amministrazione. L’Italia è l’unico paese europeo dove manca personale nei settori pubblici e questo causa inadempienze, e impossibilità di ottenere diritti. Tutto ciò è ancora più vero dopo la pandemia, ma pare che questa lezione non è stata compresa dalle forze di governo e di finta opposizione come la Meloni, mentre si continua a distruggere e dividere il paese. Secondo me anche la riduzione delle bollette deve essere soprattutto a favore dei più poveri: è a loro che vanno dati gli aiuti maggiori, calibrandoli attraverso l’Isee e finanziandoli colpendo proprio quelle categorie privilegiate che sulla crisi si stanno arricchendo”.

A Napoli De Magistris ha ri-pubblicizzato l’acqua, rispettando, unico in Italia, il referendum del 2011 e spezzato il legame tra mafie e politica risolvendo il problema dei rifiuti, si è scontrato con governi ostili e forze politiche nemiche, ottenendo risultati considerevoli e cambiando il volto di quella città. Si tratta di una figura degna della massima fiducia così come lo sono le liste di Unione Popolare. Votarlo può essere una svolta in questi tempi oscuri per il Paese: “Dopo Napoli -conclude Colantuono – diamo una chance anche all’Italia, e perché no anche ad Anzio, convinciamo più persone possibili a votare Unione Popolare, spazziamo via tutti quei partiti di centro destra e centro sinistra, 5 stelle compresi che ci hanno dato solo miseria, razzismo, corruzione guerra e paura, è ora di dire basta! Pace, lavoro, diritti, salute, cultura, istruzione e ambiente, questo ci occorre e con Unione Popolare si può ottenere. Torniamo alla Costituzione!”

Rifondazione comunista Anzio

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